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Visual Design: cultura del progetto e metodologia del fare

Visual Design. «Prova a misurarti nel progettare il tuo marchio, diceva, quello della tua persona! Iniziava così di solito il Maestro AG Fronzoni, usava spesso il termine “misurarsi”: “mettere alla prova le proprie capacità”, continuamente. E così partiva il più bel gioco di ruolo a cui io abbia mai partecipato, noi eravamo i progettisti, lui il cliente».

Sono alcune delle parole di Michele Morganti, graphic & web designer esperto e docente di comunicazione visiva sui corsi di Graphic Design di Accademia di Comunicazione, intervenuto all’incontro “Il Paradigma di Wassily – Stati Generali delle Scuole di Comunicazione Visiva italiane” a cura di Franco Achilli, che si è svolto venerdì 25 marzo nell’ambito del Milano Graphic Festival. Un’occasione importante di confronto -tra oltre 20 Scuole provenienti da tutta Italia- sulle evoluzioni del Visual Design, sulle professioni nell’ambito della progettazione visiva, sulla formazione e sulle sue necessità, prima fra tutte quella che richiama l’attenzione a un aggiornamento costante dei piani didattici per uno sguardo sempre rivolto al futuro.

La metodologia del fare, rifacendosi a Fronzoni -grande illuminista del Design- è stata il fil rouge dell’intervento di Morganti ed è ciò che da sempre accomuna il suo metodo formativo, quello di Accademia di Comunicazione e quello del Maestro Fronzoni, anche lui docente in Accademia per molti anni e dal quale Morganti -allievo presso la sua Bottega- ha appreso l’arte dell’insegnare a progettare, a progettarsi.

Imparare facendo, oggi come allora, rimane  una splendida occasione di crescita, uno stimolo continuo, una metodologia didattica -molto apprezzata dal mondo professionale e purtroppo non ancora abbastanza valorizzata dal Sistema dell’Istruzione in Italia- che è incubatrice di innovazione e di preparazione d’avanguardia.

«E si sbagliava tanto -continua  Morganti- ma si imparava così ad apprendere dai propri errori e anche dagli errori degli altri, condividendoli continuamente. Dicono che si chiami “conoscenza per prova ed errore”. Molto istruttivo. E lo è ancora oggi che la Pandemia ha modificato per sempre il nostro rapporto con la “distanza”, anche nella didattica. Gli studenti di Accademia di Comunicazione, ma credo che questo sia valso per tutti, forzati dai lock-down, hanno imparato alla svelta cosa significa condividere i propri errori e presentare continuamente il proprio lavoro in modo pubblico, in streaming, e confrontarsi con una platea attenta e critica. Una pratica che credo li aiuterà ad affrontare le dinamiche del lavoro in modo più attento e consapevole e che ha imposto a intere classi di studenti il confronto con le scelte progettuali di ciascuno di loro».

Imparare facendo, acquisendo competenza per prova ed errore, metodologia trasversale a tutti i Corsi, è ormai un principio inviolabile in Accademia di Comunicazione e, in oltre 30 anni di storia e di formazione pratica, possiamo dire che funziona, sempre!